Il nome ufficiale è Bagno comunale “La lanterna”, ma per tutti, a Trieste, è semplicemente “el Pedocìn”: una spiaggia popolare, in pieno centro, divisa in due da un muro alto tre metri. Da un lato gli uomini, dall’altro le donne. Un mondo a parte, un’isola sospesa nel tempo affacciata su un mare che divide e unisce, allargando i confini che così si confondono e si mescolano nello stesso modo in cui si sono mescolati qui italiani e serbi, greci e sloveni, ebrei e tedeschi, austriaci e americani… L’ultima spiaggia è il film documentario che Thanos Anastopoulos e Davide Del Degan hanno dedicato a questo luogo unico, alle donne e agli uomini che lo popolano, protagonisti di una tragicommedia sulla natura umana: spesso persone sole e dal passato (e talvolta dal presente) difficile, dotate di grande umanità.
SCHEDA TECNICA
Regia: Thanos Anastopoulos, Davide Del Degan
Produzione: Mansarda Production, Fantasia Audiovisual, Arizona Productions, con Rai Cinema, in coproduzione con Greek Film Centre
Produttore: Nicoletta Romeo, Stella Theodorakis, Guillaume de Seille, Thanos Anastopoulos
Montaggio: Bonita Papastathi
Fotografia: Ilias Adamis, Debora Vrizzi
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Durata: 119’
Paese: Italia/Grecia/Francia
Anno: 2016
Con il supporto di: Friuli Venezia Giulia Film Commission, Fondo Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, ERT – Hellenic Broadcasting Corporation, Centre National du Cinéma et de l’image animée – Fondation Franco Grec GFC CNC
Contatti: ufficio stampa – Gabriele Barcaro 340 5538425
Sono nato e cresciuto ad Atene, e vivo a Trieste da otto anni, l’età di mio figlio. Ho scoperto con lui la spiaggia del Pedocìn, dove intere generazioni di bambini nati a Trieste hanno mosso i primi passi. Avendo trascorso la mia infanzia sulle spiagge dell’Attica, in una città di mare come Trieste mi sono ritrovato a casa, e ho cercato differenze e similitudini con i luoghi delle mie origini, e questo mi ha portato a riflettere molto sulle frontiere, le discriminazioni, l’identità nazionale e quella sessuale. Un muro nel bel mezzo di una spiaggia, nell’Europa dei nostri anni, rimette in discussione tutti i nostri fondamenti. È così che è nato questo progetto, e ho iniziato a frequentare la spiaggia già durante l’inverno, stabilendo un legame di fiducia con gli impiegati dello stabilimento e con i frequentatori assidui del luogo. Seguendo il loro ritmo quotidiano, scandito dal tempo e dalla natura, mi sono accorto che davanti a me si stava schiudendo un intero microcosmo.
(Thanos Anastopoulos)
Conoscevo bene questa spiaggia e le mille storie che sono diventate la linea narrativa del film: ne avevo già respirato le atmosfere, avevo ancora nella memoria i volti di quei personaggi in carne e ossa, portatori fragili di umanità. Perché al Pedocìn mancavo da molto tempo, ma è dove sono cresciuto e dove ho lasciato il mio cuore. Scoprire le proprie radici, dopo tanti anni, è stato catartico. Riconoscere le piccole e grandi avventure umane che in uno spazio così piccolo si possono incontrare, ritrovare la varietà e la forza dell’umanità, è stata l’energia che ha dato forza a questo progetto.
(Davide Del Degan)