regia di Monica Maggioni
domenica 13 dicembre 2015, h.18.40 – Sala Tiglio
Kris Goldsmith è un soldato dell’esercito americano. Al suo ritorno dall’Iraq si scopre incapace di fare i conti con quello che ha vissuto. A Baghdad il suo compito è fotografare e classificare i cadaveri iracheni ma di fronte all’orrore di una fossa comune, in lui scatta qualcosa. Ha incubi, continui flashback. Al suo ritorno in America è malato di PTSD (disordine da stress post-traumatico) ma nessuno sembra riuscire a intercettare la sua disperazione. I medici diagnosticano una profonda depressione, ma l’esercito gli ordina di ripartire per l’Iraq nonostante la sua richiesta di congedo. Durante la cerimonia del Memorial Day, Kris tenta il suicidio. Il suo è un racconto lucido, una denuncia nei confronti di un’America pronta a mandare i soldati in guerra ma non disposta a fare i conti con il trauma di chi torna. Kris viaggia attraverso gli Stati Uniti fino a casa dei Lucey, I genitori di Jeff, un marine che si è suicidato al ritorno dall’Iraq. Il racconto straziante di Kevin, il padre di Jeff, riporta Kris al momento in cui lui stesso ha tentato di togliersi la vita. Le storie di Kris, di Jeff e degli altri protagonisti di Ward 54, rivelano la realtà vissuta oggi da molte famiglie americane. Negli Stati Uniti ogni giorno, secondo “Arm Times”, diciotto veterani si suicidano. Nonostante tutto molti militari continuano a non chiedere aiuto temendo di essere isolati o di subire ritorsioni dall’amministrazione militare. Kris Goldsmith ha testimoniato davanti al Congresso e ora combatte una battaglia contro l’amministrazione militare che rifiuta di congedarlo “con onore” a causa del suo tentativo di suicidio.
SCHEDA TECNICA
Regia: Monica Maggioni
Sceneggiatura: Monica Maggioni, Dario Curatolo
Ricerche e documentazione: Miriam Tola, Gian Micalessin
Produzione: RAI CINEMA e Mediakite
Montaggio: Roberto Di Tanna
Fotografia: Francesco Malatesta
Durata: 63’
Paese: Italia
Anno: 2010
Contatti: http://www.ward54.com
“Dopo anni passati a raccontare i soldati americani al fronte, ho cercato di capire cosa succede quando tornano a casa. Ho scoperto che per molti di loro gli incubi e le angosce della guerra sono ancora lì. Non solo. Vengono meno anche le certezze date dal
vivere in branco.
Spesso i ritorni sono storie di solitudine e impossibilità di trovare le parole
per condividere quello che ogni sopravvissuto porta dentro di sé. È
il viaggio in un incubo che è difficile capire per chi non c’è stato, non ha vissuto le stesse angosce, non ha guardato negli occhi lo stesso orrore.
Questa è la storia di chi torna a casa e poi si perde”
(Monica Maggioni)